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al testo di Amina Narimi
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Al suo posto esatto c’era la luce. La morte si vive, e come un sole si porta nel più profondo di sé lo strazio immenso, che diamo alla luce, la stessa madre quando si apre e perde il suo sangue meraviglioso. L' osso fedele è ancora la luce della bambina con le giunchiglie nella foresta, che adesso riposa. Tu veglia il suo corpo. - Ci vorrà molto bisso ? < Non occorre saperlo. Rimani in cammino. Con la tua voce e la mano guarita l’alba, che il canto diffonde, rischiara ben oltre ogni sole.> Sussurrerà nell'orecchio più debole dove ci sta conducendo la danza? Lo so che i bambini sanno i misteri, che viene un angelo, prima di nascere, che pone un dito sopra le bocche lasciando a ricordo di quella sillaba un piccolo seme. Tra il naso e le labbra sfioro il contorno, mi tocco, sprofondo, ma quando saremo, dentro la runa? < Spazzando con l'anima davanti alla porta del nostro amato, diverremo l'amante. Una farfalla con l'anima anziana sussurrerà nelle orecchie più giovani dove ci sta conducendo la danza, ogni punto di luce delle sue ali - dirà che un tempo toccò lievemente la fiamma, i suoi bordi, per poi gettarsi con tutto il corpo nel cuore profondo, in volute dorate, nella danza aurorale sui petali rossi e unirsi vermiglia per bere il calore dell'antica parola- nell’identico istante dell’ultima foglia dell’ultimo albero al proprio posto versando alla terra lacrime folli. Saremo le spose di quel sorriso dagli occhi immensi che dice: mi ami! finché divenga una trina sottile che lascia passare tra i vuoti la luce, affidandoci un corpo, solo e leggero, per il girotondo fra le giunchiglie dove i più piccoli danzano nudi a mani aperte, aperte a grembo permeabili al canto dell’uccello intravisto sui triplici fiori del nostro lillà. |
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